Risparmio energetico, il riscatto della casa in mattoni
Chi lo ha scelto per una nuova costruzione, lo definisce un materiale capace di proteggere i suoi abitanti. Non solo d’inverno, consentendo un giusto equilibrio fra isolamento termico e qualità dell’ambiente indoor. Ma, soprattutto, in estate. Specie quando il solleone – così come è accaduto quest’anno – mette a dura prova chi vive in città o in pianura. Parliamo del mattone: un elemento antico, che fa parte della tradizione edilizia italiana. Utilizzato come struttura portante o, più spesso, abbinato a un’intelaiatura, in genere in cemento.
La proprietà in questione si chiama capacità termica aerica interna. Tradotto in parole semplici, è quella caratteristica che fa sì che un muro di mattone resista, più di altri componenti, alla diffusione del calore all’interno di un ambiente. «Una specificità – spiega Giovanni d’Anna, responsabile area tecnica Andil – che è stata poco considerata in passato. Perché ci si è concentrati sulle performance invernali degli edifici. Ma lo scenario di recente è cambiato, a partire dalla normativa sui criteri minimi ambientali che la Pa deve tenere presente per bandire i cosiddetti appalti verdi». Ma la performance estiva del mattone non è certo il suo unico vantaggio. A partire dal radicamento nella tradizione costruttiva italiana, a differenza di altri componenti (il legno, ma anche l’acciaio) che stanno vivendo stagioni di successo, ma che mediano modelli in arrivo dall’estero.
«Se ragioniamo in termini di sostenibilità – commenta Alberto Pavan, docente al Politecnico di Milano e responsabile scientifico del progetto Innovance (digitalizzazione del settore edile) – il mattone deriva dall’argilla ed è naturale non meno del legno. Ma, soprattutto, in Italia è reperibile in diverse aree, ha molti luoghi di produzione e, di conseguenza, spreca poca CO2 per arrivare in cantiere. E, non ultimo, costa meno. Oggi il bim che consente di valutare il pacchetto intero di un manufatto, dalla progettazione alla gestione, e non ci si ferma a soppesare la sola fase di posa in opera, sta mettendo in luce proprio la competitività del laterizio».
Ricerca ed evoluzione nello studio dei materiali sono, come per altre tecnologie, la chiave di volta anche della muratura. L’impiego sempre più massiccio dei cosiddetti blocchi rettificati, che si ottengono con un processo appunto di “correzione” che razionalizza la posa in opera e grazie all’impiego di una colla (al posto di una malta) permette la creazione di pareti perfettamente liscie e livellate è una delle importanti evoluzioni del settore. Oggi i mattoni si producono anche con l’inserimento di componenti diverse e bio: come fa l’americana BioMason, che ha lanciato un mattone privo del processo di cottura, che usa la “digestione” dei batteri come collante.
Sotto l’aspetto antisismico, si è lavorato sulla deformabilità delle murature. Il progetto Insysme (concluso nel 2016 dopo tre anni di ricerca e a cui per l’Italia hanno partecipato le università di Padova e Pavia oltre che aziende come Wieneberger, Danesi, Fbm e Gruppo Stabila) ha prodotto 10 soluzioni per le tamponature in laterizio. Due di queste (che prevedono rispettivamente giunti deformabili o scorrevoli) sono state sviluppate in Italia e sfociate in brevetti in via di industrializzazione, che saranno diffusi anche a Paesi ad alto rischio sismico. «Il risultato coniuga alte prestazioni energetiche e maggiore libertà nella composizione architettonica – prosegue D’Anna –. Senza contare che il bim aumenterà anche le possibilità di impiego del mattone nei progetti di recupero parziale delle murature storiche, perché sarà possibile ricreare copie dei mattoni mancanti».
La sfida per il settore – come è emerso anche dall’assemblea Andil e della Federazione confindustria ceramica e laterizi che si è tenuta a Roma il 7 luglio – è la formazione delle maestranze. «Perché a mano a mano che avanza la qualità del prodotto – spiega Federica Brancaccio, presidente di Federcostruzioni – deve anche crescere la capacità di chi esegue la posa in opera. L’edilizia è uno dei settori meno digitalizzati insieme all’agricoltura. Accelerare su questo fronte significa recuperare un gap che può fare la differenza».